Israele, Elon Musk continua a seminare disinformazione sulla crisi in Israele

Israele, Elon Musk continua a seminare disinformazione sulla crisi in Israele

Israele, Elon Musk continua a seminare disinformazione sulla crisi in Israele


Nella sua dichiarazione, il team per la sicurezza di X ha anche elogiato le Note della collettività, il sistema di fact-checking di X curato dagli utenti, sottolineando che nuovi account si stanno iscrivendo al servizio per contrastare l’ondata di disinformazione sulla piattaforma. Il team inoltre ha anche rivelato di aver rimosso “diverse centinaia di account che avevano tentato di manipolare i trending topic“.

Engagement prima di tutto

Da quando poco meno di un anno fa ha preso il controllo della piattaforma, Musk ha ristrutturato X in modo da dare priorità alle interazioni rispetto a tutto il resto. Di conseguenza, gli account che si iscrivono a X Premium hanno ora un incentivo economico a pubblicare contenuti coinvolgenti, indipendentemente dalla loro veridicità. Questo aspetto è emerso in maniera evidente negli ultimi giorni, quando una nuova ondata di fake news virali si è diffusa in maniera incontrollata su X, proprio mentre il team di sicurezza dell’azienda pubblicava il suo aggiornamento.

Un soldato israeliano in un kibbutz

Le comunità agricole ebraiche sono nate all’inizio del Novecento. Democrazia diretta e condivisione dei beni sono alla base del loro funzionamento. Sono state tra gli obiettivi degli attacchi di Hamas

In un post sul social network, per esempio, Sulaiman Ahmed, un sedicente giornalista investigativo, ha scritto che la Chiesa di San Porfirio a Gaza City, una delle più antiche al mondo, era stata distrutta da una bomba israeliana. Il post ha ricevuto oltre un milione di visualizzazioni nel giro di tre ore, ma riportava una notizia falsa. Ahmed è abbonato a X Premium, il che significa che i suoi post hanno la priorità nei risultati di ricerca e nei newsfeed rispetto a quelli degli altri utenti; inoltre, Ahmed permette ai follower di abbonarsi ai suoi contenuti direttamente tramite X, consentendogli così di incassare aumentando l’engagement dei suoi post. Il 9 ottobre, la chiesa ha pubblicato un aggiornamento su Facebook in cui smentiva la notizia, aggiungendo che stava accogliendo i rifugiati rimasti senza casa a seguito della campagna di bombardamenti di Israele in riposta all’attacco di Hamas.

Nonostante la smentita da parte della chiesa e il fatto che lo stesso Ahmed abbia successivamente ammesso che la struttura non era stata colpita, la fake news si è propagata in lungo e in largo su X. Digitando in inglese “Chiesa ortodossa di San Porfirio” nella barra di ricerca di X il 10 ottobre, Wired US ha scoperto che il post originale di Ahmed era ancora il terzo risultato. Diversi altri post pubblicati da utenti verificati che ripetevano la fake news erano stati promossi in cima ai risultati, in tutti i casi senza Note della collettività.

Il inventore del sito di giornalismo investigativo Bellingcat Eliot Higgins ha sottolineato che le informazioni false sul conflitto sono state condivise da un alto numero di account, tutti accomunati da un aspetto: l’abbonamento a X Premium.

Se Musk non avesse reso così difficile la ricerca della disinformazione sul suo sito, questo caso sarebbe un buon modo per mostrare la crescente sovrapposizione delle sfere popolate dai ciarlatani pro-Assad, pro-Putin e dell’alt-right statunitense”, ha scritto Higgins su X, aggiungendo: “Musk non ha dato voce a chi non l’aveva, ci ha solo trascinato tutti nella palude, e le uniche persone che ne traggono veramente beneficio sono i truffatori senza vergogna“.

Queso articolo è apparso originariamente su Wired US.



Leggi tutto su www.wired.it
di David Gilbert www.wired.it 2023-10-13 05:00:00 ,

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